mercoledì 8 febbraio 2012

Ed io non sarò più una Capuleti.

Vi è mai capitato di essere invitati ad una di quelle serate "giochi da tavolo difficili-pizza-birra-noccioline-toblerone-risate" in cui condizione essenziale per vincere è la perfetta commistione di cultura e riflessi pronti, mentre voi notoriamente difettate di entrambi?
A me sì. E, generalmente, non vinco mai. Anzi, vi dirò di più, faccio cadere in fallo la mia squadra proprio sulle materie che dovrebbero essere di mia stretta competenza, dando a tutti l'impressione (fondata) di aver frequentato l'università soltanto per entrare nel fichissimo giro dei concerti a cinquemila lire o per imparare l'arte del tresette (cosa che effettivamente è accaduta. Dunque oggi so contare con perizia carte e punti, ma non ho la più pallida idea di chi sia Callimaco).
Mi sono interrogata sullo spiacevole fenomeno e ho capito che tutto questo accade perchè la mia RAM è decisamente a capienza limitata. Nel senso che se necessito di conservare in memoria una serie di informazioni sul periodo medio-lungo, ho bisogno di far loro posto togliendo qualcos'altro. Conoscenze per sottrazione che io spaccio a me stessa per "cultura in continuo restyling".

Per quale motivo, dunque, non ho saputo conseguire nessuna delle lauree marroni o gialle stavolta?
Perchè da un mese a questa parte, per fare colpo sul proprietario del nuovo negozio di animali dove mi rifornisco di croccantini per i miei felini, sto interrogando San Google sulle proprietà organolettiche del patè al salmone e sui vantaggi di unire in una sola scatoletta pesce e carne. Lo scopo conclamato è quello di tornare in quella affascinante bottega e dare sfoggio della mia cultura pseudo veterinaria (imparata a memoria in una notte).
Inoltre, in nome di un sorriso dalla perfetta dentatura, sarei pronta a rinnegare mio padre, dimenticare il mio nome e a non essere più una Capuleti. Avete presente quando vendete in saldo la vostra anima e il vostro sistema di valori? Ecco. Nel caso specifico: sono sempre stata contraria alla vendita di animali, i piccoli amici dell'uomo vanno salvati dai canili o dalla strada e non mercificati, no alle pellicce, no alle borse di coccodrillo, abbasso il patè d'oca, lunga vita alle foche. Ma, sarà perchè sono della bilancia e dunque un'esteta, adesso, in quel negozio, causa un paio di occhi verdi e quella barba di qualche giorno che vince tutti i pregiudizi, mi ritrovo a definire GENIALE il business dei conigli nani, che sono gli animali da compagnia del futuro, anallergici e poco impegnativi (non è vero: so da fonti accreditate che decine di cavi usb sono stati sacrificati alla dentatura del domestico dio coniglio. Inoltre si dice che chi li possiede si penta presto della loro anaffettività codarda).

La verità è che, in virtù di questo principio (che, del tutto convenzionalmente, chiameremo "disistima nei confronti della propria personalità e degli interessi ad essa correlati"), negli ultimi 15 anni sono diventata fan accanita di -in ordine sparso-: heavy metal, manga giapponesi, chimica inorganica, vini del Collio, Tiger Woods, Formula Uno, letteratura fantasy, autoricambi, orsa maggiore e orsa minore, guerra di secessione, spinning, George Lucas, pallacanestro, teatro dell'assurdo, sistemi operativi, jambè.
E, attenzione: molte di queste enciclopediche conoscenze non sono valse neanche a farmi ottenere un primo appuntamento.

Con voce rassicurante, Branko ci suggerisce che per gli amici della bilancia questi saranno giorni di importanti riconoscimenti professionali. Mal che vada otterrò un impiego nel settore del mangime secco. 








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