domenica 25 novembre 2012

POVERACCIATE. Quando la dignità è in vacanza.



Il titolo di questo post affonda le sue radici storiche in una cena dai sapori acremente freudiani. 

Tor Pignattara, primi anni 2000. Reunion del CDA (versione extra- lusso, quella delle amiche del cuore), dopo mesi e mesi di una latitanza TUTTA MIA.
Appena entrata in casa, imperiosa scatta (senza alcuna speranza di garantismo) una severa raffica di domande che, per economia di scrittura, possono tutte riassumersi in un Ma perché diavolo sei sparita in tutti questi mesi? (annessa alla domanda l’occhiata peculiare di Carrie - Lo sguardo di Satana).
Scelgo di dichiararmi prigioniera politica e consegnarmi ai poteri forti in onore della verità: “Perché-mi-sono-frequentata-per-tutti-questi-mesi-con-uno-che-era-fidanzato-e-che-però-mi-aveva-giurato-che-era-solo-questione-di-tempo-e-poi-si-sarebbe-messo-per-sempre-solo-con-me-e-che-mi-trattava-anche-un-po’-male-ma-io-l’avrei-cambiato-e-non-ve-l’ho-voluto-dire-perché-già-sapevo-che-poi-voi-m’avreste-detto-che-ero-‘na poraccia”.
A quel punto dovreste aspettarvi un moto di commozione dalle vostre socie d’affetto, una levata di scudi quasi ottusa in vostra incontrastata difesa…
Invece mi è stato risposto “Hai fatto bene a non dirci niente Sare’, perché t’avremmo proprio detto che eri ‘na poraccia”.
Posto che le amiche sono sacre e ancor più sacre sono quelle che ti chiudono all’angolo e ti prendono a ceffoni se sei stata pessima, ho riflettuto profondamente sulle nostre ripetute omertà, specie quando siamo consapevoli di averla fatta grossa (primariamente contro noi stesse: sono questi i casi in cui scopriamo che le nostre alleate sanno difenderci molto meglio di quanto non sappiamo fare noi).
Quante volte avete abdicato a voi stesse, vendendo anima e dignità al diavolo pur di ottenere dimostrazione di apprezzamento dal vostro amato accompagnatore? Io, tante.
Badate bene, la parola chiave di questa definizione è il participio amato (e non amante), perché sui vostri sentimenti per lui siamo certe. È sulla possibilità che questo amore, oltre che ricevuto, sia anche esercitato attivamente, che ci sarebbe da discutere.
Avete presente quelli che vi fanno aspettare al freddo e al gelo, che disdicono gli appuntamenti all’ultimo, che non hanno la minima galanteria verso il prossimo? E avete presente voi che vi prestate a questo triste spettacolo, con una mancanza di personalità degna della migliore prima parte di Casa di bambola di Ibsen?
Quelli che vi tengono in sospeso anche solo per un drink (alle 18 ancora non sapete se la sera uscirete con lui o con i vostri gatti), oppure che lo disdicono all’ultimo; quelli che vabbè-ma-che-ti-sei-creduta, quelli che spariscono perché scusa-non-puoi-capire-quanto-ho-avuto-da-fare? Un festival dello squallore di cui siamo madrine consapevoli.
Ora, di questi malviventi del cuore noi conosciamo benissimo l’impostura, ma non abbiamo il coraggio di ammetterlo. Soprattutto con le nostre amiche, che sono specchio delle nostre brame (leggi: se un giorno non siamo le più belle del reame, ce lo dicono e ci spiegano perché).
Comunque, un po’ per non riconoscerlo con voi stesse (perché una cosa detta ad alta voce assume inevitabilmente una sua dignità ontologica), un po’ perché avete (giustamente) paura dei cazziatoni pesanti di chi vi ama davvero, tacete la faccenda.
E poiché temiamo che le nostre anime gemelle ci mettano di fronte a tutta la nostra dabbenaggine, consegnandoci ad una spirale di disistima, mentiamo. Spudoratamente.
Così:
*“Non mi ha accompagnata a casa nel cuore della notte” diventa = mi andava di fare due passi e sono tornata per conto mio.
*Cercare di farsi invitare a tutti i costi ad una festa dove c’è la remota possibilità che lui partecipi diventa= probabilmente ci vedremo questo sabato.
*Scrivergli lunghissime email con Arisa di sottofondo (I-tunes vi segnala che nell’ultimo mese avete ascoltato L’amore è un’altra cosa ben 96 volte) mentre lui al massimo vi invia notifica di lettura diventa= tutto sommato siamo rimasti in buoni rapporti.
*Nella sua libreria il volume di maggior pregio è Storia critica del calcio italiano di Gianni Brera (volume cui va tutto il mio rispetto, purché non campeggi solitario in una libreria caecorum) diventa= Il fatto è che lui lavora tantissimo e non ha molto tempo per leggere.
*Richiamarlo con una scusa (lungamente cercata) dopo che avevate giurato tronfie che non lo avreste mai più sentito diventa = Che poi pensa che si era dimenticato una cosa a casa mia e mi è toccato pure avvisarlo! Guarda, giusto perché sono una signora.

In pratica, quelli che alle scuole medie sono “i piccoli problemi di cuore” che tanto cantava Cristina D’Avena, ora diventano veri e propri piccoli (piccoli?) problemi di dignità.

A questo punto, il mio appello è il seguente: Liberiamoci dalla dipendenza dagli addominali con il vuoto intorno, dal me-lo-tengo-stretto-a-tutti-i-costi-perché-tanto-uno-così-quando-mi-ricapita. Gli addominali li abbiamo tutti (se non sulla pancia, certamente nel cervello).
Lui è sposato, è anaffettivo, ha letto in vita soltanto il libretto della sua macchina, è un gradasso?
Per esperienza (sì, ho raccolto nel mio percorso di disistima ognuna di queste categorie. E oggi, per la stessa esperienza, posso dire con convinzione che l’eccesso di democrazia uccide lo Stato), mi sento di affermare che, se non è in grado di provare affetto, non imparerà oggi. La Candy Candy che alberga in ognuna di noi è fermamente convinta che l’amore possa trionfare, ma se lui è incapace di amare, lo è spesso per ragioni profonde. Oppure semplicemente perché è uno stronzo.
Alla seconda condizione non v’è rimedio alcuno. Alla prima, nemmeno. A meno che voi non disponiate di una Delorean e torniate indietro nel tempo, fino a quella prima infanzia in cui neanche il suo psicanalista è riuscito ad arrivare con l’ipnosi.
Sappiamo benissimo che tutte queste circostanze incresciose non faranno che alimentare il nostro DDA (deficit di autostima): nonostante ciò, procediamo imperterrite, sperando sia la volta buona di una redenzione.
Il saggio Guccini ci ha insegnato che uno dei più grandi peccati che possano commettersi è il creder speciale una storia normale.
In questa riflessione è condensata la ratio profonda di tutte le nostre poveracciate: dare sempre una seconda opportunità, in un atteggiamento misto di remissività indecorosa (non potrò mai meritarmi di meglio) ed arroganza dell’ultim’ora (io ti cambierò: hai fatto soffrire tutte, ma con me sarà diverso). Ok, no. Non sarà affatto diverso. È il contrario delle Beatitudini evangeliche: non c’è nessun ultimo che diventerà primo. Gli anaffettivi resteranno tali/ gli sposati non si separeranno mai (primariamente dalle proprie piccole abitudini, secondariamente dalle loro mogli)/ i carrieristi faranno carriera/ gli edipici continueranno a venerare le proprie madri/ i nerd ameranno i loro download più di voi stesse e dei vostri ciambelloni fatti in casa/ degli artisti continuerete ad essere continue spettatrici (anche una volta assurte allo status di fidanzate)/ quelli che non vi hanno mai chiesto “E tu?” continueranno a parlarsi addosso. Non v’è scampo.
Se c’è una cosa che ho imparato dal mio principale mentore, il dottor House, oltre che a diagnosticare il Lupus, è che l’intelligenza e l’autostima sono la più grande forma di fascino con cui ammaliare il prossimo (d’accordo, ci sarebbe il piccolo particolare della tossicodipendenza da Vicodin. Ma quale debolezza maschile non è affascinante per una donna?). Dunque mi impegno con questo documento scritto a non scadere nell’abdicazione, a non trascorrere il pomeriggio in luoghi in cui il cellulare abbia cento tacche (non sia mai lui avesse voglia di mandarmi una emoticon a cuore su whatsapp proprio mentre sono al cinema), a non rimanere compulsivamente online ovunque, per poter poi esclamare a lui (sorvegliato silenziosamente da ore), non appena si connette: “Dai, anche tu ti sei collegato in questo preciso istante?”.
Per la fine del mese, amici della bilancia, l’informatizzatissimo Branko ci parla di delicatezza di salute. Semmai dovessimo sentirci poco bene, speriamo non sia Lupus (ma comunque non è mai Lupus, tranquilli).