giovedì 10 maggio 2012

Intercettazioni telefoniche.


Il mondo del cromosoma Y non è del tutto consapevole dell’importanza del confronto femminile su qualsivoglia faccenda della vita. 
Non esistono scelte serie o facete, firma di un contratto di lavoro, relazioni leggere o matrimoni secolari che non siano passati al vaglio delle nostre amiche.
Non sono lontani i tempi in cui si allestivano lunghi CDA per cercare di decifrare insieme la qualità delle intenzioni dei nostri potenziali lovers: era fondamentale sapere tutto di loro, dalle scelte d’abbigliamento (c’è gente che è stata abbandonata –e giustamente- per l’abuso di pantaloni a sigaretta), alla selezione musicale (non pretendevamo certo l’Unplugged dei Nirvana -altrimenti vi avremmo sposati-, ma non bisognava neanche stupirsi se, dopo essere state costrette ad abbozzare un finto sorriso in una macchina satura di 883, facevamo disperdere le nostre tracce), agli atteggiamenti sintattici. 

Nei citati consigli d’amministrazione del cuore, non erano ammesse tradizioni di seconda mano o vaghi riassunti di contenuto: il circolo Pickwick della cameretta pretendeva di teletrasportarsi nel tempo e rivivere l’appuntamento/telefonata/incontro casuale sull’autobus come fosse accaduto IN SUA PRESENZA. La domanda più ricorrente diventava: “Sì, ma che PAROLE ESATTE ha usato?” (consapevoli che per la felicità della nostra amica il rigore filologico fosse doveroso).
Per inciso, le decisioni assunte a maggioranza del Consiglio andavano tassativamente rispettate dall'interessata (anche qualora essa non fosse consenziente: il fondamento di questo deficit democratico era che i pantani si potevano definire in tutta la loro melmosa gravità solo con il grandangolo dell'amicizia e non quando ci stavi dentro con tanto di calzini bianchi).

Ho usato il passato, ma solo perchè gli 883 si sono sciolti: non crediate che la cosa non mi riguardi più. Questo tipo di malata dinamica, infatti, accade tuttora.
Forse perché siamo convinti (io almeno ancora ci sbatto la testa) che le relazioni sentimentali siano una scienza esatta: nelle nostre menti malate, a determinata azione corrisponde sempre paritaria reazione, con una legenda specifica per qualsiasi comportamento. Quindi, se lui risponde al tuo sms dopo troppo tempo è -senza possibilità di appello- un anaffettivo che vuole mantenere le distanze, vittima della sindrome da fiato sul collo (per un messaggio? E che sarà mai, si tranquillizzasse), che è ancora prigioniero dei suoi traumi familiari oppure non ha ancora dimenticato la sua ex. Mentre magari, il poveretto, era semplicemente sotto la doccia o aveva il telefono in modalità silenziosa. 

Sappiate che il (crescente) numero di ore tra il nostro sms e quello della risposta del nostro accompagnatore è direttamente proporzionale alla quantità di improperi: se il nostro era un messaggio di buongiorno e voi esitate nel silenzio (magari per validissime ragioni), alle 10 siete ancora giustificati dal traffico e dall’affogante lavoro d’ufficio, alle 12 cominciamo a considerarvi leggermente scorretti, alle 15 siete piuttosto cafoni. Alle 18, abbiamo già chiamato almeno tre delle nostre più care amiche per parlare furiosamente di voi. No, dico: come vi permettete? Con noi avete chiuso, tanto più che non ci ricordiamo neanche il vostro nome di battesimo. E poi quel locale dove ci avete portate al primo appuntamento non era neanche un granchè. 
Alle 20, finita la giornata e con la giusta calma, ci rispondete.
Poche righe, ma delicate e d’attenzione verso di noi. 
Vi scusate, ma il cell era rimasto a casa.
Rileggiamo il messaggio con gli occhi mille e mille volte. 
Resettiamo tutto l’odio che avevamo provato per voi fino a un attimo fa.

Aggiungo che oggi, grazie a Jobs e Zuckerberg, nostri nemici-amici (sì, perché a volte sarebbe più sano non sapere se lui è on line su Fb o su Whatsapp, visto che non ci ha ancora risposto), abbiamo una nuova, preziosissima, possibilità: inviare direttamente alla nostra amica l’intera conversazione
E’ tutta una questione di correttezza filologica. Le parole sono importanti: chi parla male, pensa male (cit.). Quindi, quando i dubbi sull’amore si fanno complessi, i CDA devono concentrarsi direttamente sulle fonti primarie: Cosa ti ha scritto su Skype? Perché risulta on line su Whatsaspp -dunque hai la prova che abbia letto il tuo messaggio autoironico e colto- ma non ha ancora replicato alla tua eccellente battuta (autodomanda/1)? Quanti punti esclamativi ha usato? Faceva sul serio quando ha scritto: "Sono stato benissimo!"(autodomanda/2) ? Fammi capire: l’hai contattato prima tu o si è fatto risentire lui? Ha usato lo smile
Nei casi più degni di nota (sia in negativo che in positivo), il nostro amico I-phone ci libera dai rischi di un pericoloso gioco di fraintendimenti nei resoconti, fornendoci addirittura la possibilità di fotografare il display e inviare l’immagine della conversazione, per permettere alle nostre amiche di lavorare scientificamente sulle prove.


Ecco dunque svelato un piccolo segreto ai nostri amici uomini: tutto quello che dite (oltre a poter essere usato contro di voi) viene letto da ALMENO quattro amiche: due di esse -scelte per le loro competenze quasi benedettine- provvedono a glossare il vostro messaggio (facendo uscire fuori, come per effetto di inchiostro simpatico, quello che gli uomini non dicono); hanno sufficiente spirito di lucidità e frenano le nostre ire funeste da Erinni scomposte. Le altre due, invece, sono quelle che stanno sempre dalla nostra parte, anche quando ci frequentiamo con il Mahatma Gandhi (e ci danno piena ragione mentre ci lamentiamo che, per lui, quella stramaledetta marcia del sale sembra essere più importante di uno spritz con noi). Il nostro umore risulterà dal giusto bilanciamento tra le parti.

Per il mese di maggio, l'indovino Branko afferma che gli amici della bilancia potranno finalmente cominciare a parlare a cuore aperto. Se mai dovessero rispondermi male, posso sempre fotografare la conversazione.