Nel mio personale
pantheon di divinità, vi è certamente la dea della procrastinazione e quella
della superficialità, cui pago regolari tributi. Il futuro semplice è il mio
verbo d’elezione e tutto ciò che finisce con una ò accentata mi si addice più
del lutto ad Elettra: un giorno sbrinerò
il frigo, pagherò il bollo auto e
moto prima di ricevere minacce di morte dalla Regione Lazio e dai suoi
pubblicani, farò il cambio di
stagione in tempo utile per non dovermi vestire con le uniche due magliette
buone sia per il caldo che per il freddo, comprerò il caffè prima di finirlo del tutto, vedendomi costretta a
doverlo prendere al bar in semipigiama e cappotto, come una vecchia nobile
decaduta.
Il top dei miei
propositi disattesi, è, però, l’intendimento del mangerò alimenti sani per tutto l’anno così da non essere costretta
a diventare testimonial dell’anoressia in prossimità della prova costume.
Per onorare questo
impegno, di solito, mi autobeffo ogni volta con la pantomima dell’iscrizione in
palestra, che io odio. Anche perchè, parliamoci chiaro: nessuno dei benefici di
cui si ammanta la palestra è vero.
Solo per citarne
alcuni: 1) Nuove amicizie.
Assolutamente no. Nei miei anni di iscrizioni interrotte, ho sempre cercato di
attaccare bottone con chiunque, salvo poi trovarmi vicino a persone che andavano
effettivamente in palestra per allenarsi, invocando di conseguenza il mio
silenzio. Giusto una volta sono riuscita a stringere una super amicizia sul tapis-roulant. Un ragazzo carinissimo e
con il miglior tono muscolare di tutta la città. Solo qualche mese più tardi ho
scoperto che la sua compagnia mi avrebbe portata dritta al Gay Village, più che
ad un primo appuntamento.
NOTA: Altra preziosa lezione che ho imparato:
attenzione amiche, se vedete un ragazzo meraviglioso, esperto negli esercizi
alla panca e particolarmente allenato, vi dico che la possibilità che in quegli
auricolari stia passando Lana del Rey o Rihanna è direttamente
proporzionale alla visibilità del suo sixpack.
2) Relax e prezioso tempo per se stessi. Manco per niente. In quei
corridoi al sapor di borsa dell’Adidas chiusa, il pensiero più ricorrente è
sempre il chatwiniano “Che ci faccio qui?” con la personale aggiunta “mentre
dovrei stare a: riordinare casa- fare la spesa- andare a trovare i miei amici-andare
in posta prima che chiuda- comprare il regalo per il compleanno di chiunque (ho
sempre qualcuno che festeggia) – semplicemente dormire?”. Insomma, il senso è
quello di un tempo perduto, non in termini malinconici e proustiani, ma proprio
di tempo buttato alle ortiche
Senza considerare che
tutte le volte finisco per impelagarmi in situazioni socialmente insostenibili.
Da quando ho letto sulla mia bibbia Cosmopolitan che per risparmiare è bene
iscriversi in palestra nel mese di dicembre (quando, passati i buoni propositi
settembrini, la gente se la dà a gambe e tende a non versare più alcuna quota),
sono riuscita sempre a salire a buon mercato sul carro del vincitore.
Ritrovandomi a pagare un abbonamento annuale a meno del prezzo del trimestrale del mio
ricco vicino. Ora, quello che potrebbe sembrare come un riscatto sociale non
indifferente, finisce per essere la mia rovina, specialmente quando conosco
qualcuno che mi piace, di solito alla leg machine accanto alla mia. Questo
ragazzo bello e impossibile (nonché etero, udite udite) è di solito un
appartenente alla migliore upper middle
class romana (sono pur sempre in una palestra in cui un iscritto non
lettore di Cosmopolitan ha pagato più di mille euro per la propria iscrizione,
non dimentichiamolo) e pensa che anche voi siate della stessa fatta. Mentre
correte, vi parla di possibili comunanze giovanili: ricordate le feste di 18
anni in abito lungo, i cocktail al Circolo Canottieri, le serate in lista al
Gilda, le settimane bianche, le estati all’Argentario, la prima fiammante
macchina subito dopo la patente?
...
No che non me lo ricordo. Le feste dei 18 anni
dei miei amici si tenevano mediamente in fumose birrerie sulla Gianicolense (e
indossavamo tutti camicie quadrettate da boscaiolo in ricordo del gran maestro
Kurt Cobain), il Circolo Canottieri ho sempre pensato fosse un luogo
paradigmatico, non un posto vero (tipo l'El Dorado), al
Gilda una sola volta (celebre resta il mio tentativo di averci provato con lo
sguardo con un ragazzo che pensavo ricambiasse, salvo scoprire che stava
ammiccando ad una bellissima e benvestita dietro di me –poi dici perché ti
metti ad ascoltare Elio per anni-), per la settimana bianca ho dovuto aspettare
i primi stipendi (e la prima volta, davanti alla neve, lo stesso stupore di
una contadina degli anni '50 che non aveva mai visto il mare), l’Argentario mi è
ignoto, la mia prima macchina è stata una Panda rossa non fiammante del 1978.
Capite, a questo punto, che reggere la conversazione diventa un’operazione
delicatissima. E’ come quella puntata dei Simpson in cui Marge si imbatte in un
affascinante Chanel rosa d’occasione. Lo sfoggia ad una festa chic e la sua
eleganza le garantisce l’ingresso nella buona società. Ma, per mantenere lo
status di eletta, deve parimenti mantenere costante il proprio livello di
raffinatezza, condannandosi a passare le notti alla macchina da cucire, intenta
nella trasformazione di quel vestito in mille altre modelli.
Ecco. Voi, a
differenza di Marge Simpson, avete solo un’iscrizione dallo sconto rimediato
(lui non lo saprà mai) e una borsa con sopra qualche logo infelice. Che fare?
Io di solito la butto in simpatia: la tattica dell'amicona vi consente di guadagnare tempo. Nelle settimane in cui lui sarà intento a capire se siete disponibili ad uscire o semplicemente siete spiritosissime (grazie amico del Gilda per avermi insegnato a puntare sulla battuta sagace prima ancora che su un naso alla francese), avrete tutto il tempo per rimediare un ottimo trattamento estetico su Groupon e per aspettare le migliori offerte di Zara (che potrete spacciare per acquisti non di Zara. L'ho provato, funziona).
Naturalmente la pantomima non può durare oltre il terzo appuntamento, perchè sarete prontamente scoperte. Ma in fondo, forse, tra un appassionante aneddoto di golf e l'altro, un quarto appuntamento non lo volete nemmeno voi. Giusto? Un minimo d'amor proprio, dannazione.
Il prezioso manuale di Branko (comprato orgogliosamente, questo sì, a prezzo pieno) parla, per noi amici della Bilancia, di un periodo di stress fisico, accompagnato però da discrete conquiste in amore.
L'allegoria con il tapis-roulant mi sembra evidente.
Ok, l'amore intelligente e profondo della mia vita può attendere: corro da Zara.