giovedì 20 giugno 2013

Gli assolutamente no



Se c’è un vantaggio nell’avere quasi trentacinque anni (oltre a quello di non essere più adolescenti, ovviamente), è certamente l’aver accumulato una serie di titaniche esperienze relazionali (no, non mi sto riferendo ai giganteschi personaggi esiodei, ma all’omonimo transatlantico e alla sua triste fine), grazie alle quali siamo in grado di stilare la lista dei nostri personalissimi Assolutamente no (per poi contravvenirvi ogni volta, naturalmente. Ma questa è un'altra storia).
Gli assolutamente no sono quelle pesanti consapevolezze derivanti da brucianti scottature degne della migliore piastra professionale. Sappiamo oggi che, per alcune questioni, siamo più intransigenti di una maestra elementare ottocentesca: non acconsentiremo mai più (da immaginarsi detto con la stessa gravità del corvo di Edgar Allan Poe, non un tono di meno, sia chiaro) a certi compromessi.
E, visto che ho sempre subito il discreto fascino delle liste di proscrizione, ne elencherò alcuni. 

Dunque, assolutamente no

- gli uomini che NON ritengono che il personaggio più geniale e divertente di South Park sia Gesù; 

- che usano i seguenti termini: criticità, territorio, problematica (senza mai avere alcuna soluzione effettiva per nessuno di questi elementi, tra l'altro);
 
- che ogni minuto devono farti capire che non sono gay (Variante 1: sì, vabbè, mi piace essere curato, ma mica sono gay, eh! / Variante 2: ho detto che lui mi piace, ma nel senso che lo stimo. Non ti fare idee strane, eh! / Variante 3: non so dirti se Brad Pitt è bello, io sono un uomo e non so giudicare. D’altronde mica sono gay). 
Che poi, voglio dire: se pure fosse bisessuale, a voi, che ve ne frega? Nel mondo c’è posto per tutti gli orientamenti;

- che sono innamorati di una qualsiasi delle Muse, antiche o contemporanee: quindi musicisti, attori, giornalisti. Ci sarà sempre una jam session, un living theatre, una notizia sensazionale che saprà allontanarli da voi in maniera più convincente di un pifferaio magico; 

- che sono innamorati di se stessi: anche nel momento più romantico della vostra relazione, magari al tramonto, sulla spiaggia, tenetevi pronti a fare spazio al loro ego. Che di solito si colloca proprio sul vostro stesso asciugamano -tra voi due- ed è il di lui prediletto;

- che usano il lemma “mia madre” più di due volte nella stessa conversazione;

- che pensano che il Toretta Style fosse da cretini e non hanno mai capito che cosa ci trovassero di fico quelli che ci andavano;

- che non perdono occasione di ricordare che hanno avuto cento fidanzate. Un galantuomo ha rinomatamente poca memoria. O quantomeno deve fingersi dimentico delle sue conquiste antecedenti a voi (perché, c’è stata qualcuna prima di voi?). Voi farete lo stesso e il buon gusto trionferà; 

- che vi raccontano delle peggiori angherie riservate ai loro flirt precedenti, per dare lustro a voi, di squallido rimando. Vedi: "Una volta ho fatto tornare UNA a casa in piena notte da sola. E c’era pure la neve". Il sottotesto è: ritieniti fortunata. Il sopratesto è: sei un cretino, e io, che sono qui a condividere i miei spazi con te, lo sono doppiamente.

Per l'inizio dell'estate, il saggio Branko sconsiglia di avventurarsi in relazioni durature. 
Questo significa che ho ancora qualche mese per contraddirmi,  prima di pentirmi e lamentarmi ancora. 
Ps: potrò fare gli stessi identici sbagli, ma giuro che quello di South Park non lo richiamo. 

domenica 2 giugno 2013

Buona società e odore di chiuso



Nel mio personale pantheon di divinità, vi è certamente la dea della procrastinazione e quella della superficialità, cui pago regolari tributi. Il futuro semplice è il mio verbo d’elezione e tutto ciò che finisce con una ò accentata mi si addice più del lutto ad Elettra: un giorno sbrinerò il frigo, pagherò il bollo auto e moto prima di ricevere minacce di morte dalla Regione Lazio e dai suoi pubblicani, farò il cambio di stagione in tempo utile per non dovermi vestire con le uniche due magliette buone sia per il caldo che per il freddo, comprerò il caffè prima di finirlo del tutto, vedendomi costretta a doverlo prendere al bar in semipigiama e cappotto, come una vecchia nobile decaduta.
Il top dei miei propositi disattesi, è, però, l’intendimento del mangerò alimenti sani per tutto l’anno così da non essere costretta a diventare testimonial dell’anoressia in prossimità della prova costume.
Per onorare questo impegno, di solito, mi autobeffo ogni volta con la pantomima dell’iscrizione in palestra, che io odio. Anche perchè, parliamoci chiaro: nessuno dei benefici di cui si ammanta la palestra è vero.
Solo per citarne alcuni: 1) Nuove amicizie. Assolutamente no. Nei miei anni di iscrizioni interrotte, ho sempre cercato di attaccare bottone con chiunque, salvo poi trovarmi vicino a persone che andavano effettivamente in palestra per allenarsi, invocando di conseguenza il mio silenzio. Giusto una volta sono riuscita a stringere una super amicizia sul tapis-roulant. Un ragazzo carinissimo e con il miglior tono muscolare di tutta la città. Solo qualche mese più tardi ho scoperto che la sua compagnia mi avrebbe portata dritta al Gay Village, più che ad un primo appuntamento.
NOTA: Altra preziosa lezione che ho imparato: attenzione amiche, se vedete un ragazzo meraviglioso, esperto negli esercizi alla panca e particolarmente allenato, vi dico che la possibilità che in quegli auricolari stia passando Lana del Rey o Rihanna è direttamente proporzionale alla visibilità del suo sixpack.
2) Relax e prezioso tempo per se stessi. Manco per niente. In quei corridoi al sapor di borsa dell’Adidas chiusa, il pensiero più ricorrente è sempre il chatwiniano “Che ci faccio qui?” con la personale aggiunta “mentre dovrei stare a: riordinare casa- fare la spesa- andare a trovare i miei amici-andare in posta prima che chiuda- comprare il regalo per il compleanno di chiunque (ho sempre qualcuno che festeggia) – semplicemente dormire?”. Insomma, il senso è quello di un tempo perduto, non in termini malinconici e proustiani, ma proprio di tempo buttato alle ortiche
Senza considerare che tutte le volte finisco per impelagarmi in situazioni socialmente insostenibili. Da quando ho letto sulla mia bibbia Cosmopolitan che per risparmiare è bene iscriversi in palestra nel mese di dicembre (quando, passati i buoni propositi settembrini, la gente se la dà a gambe e tende a non versare più alcuna quota), sono riuscita sempre a salire a buon mercato sul carro del vincitore. Ritrovandomi a pagare un abbonamento annuale a meno del prezzo del trimestrale del mio ricco vicino. Ora, quello che potrebbe sembrare come un riscatto sociale non indifferente, finisce per essere la mia rovina, specialmente quando conosco qualcuno che mi piace, di solito alla leg machine accanto alla mia. Questo ragazzo bello e impossibile (nonché etero, udite udite) è di solito un appartenente alla migliore upper middle class romana (sono pur sempre in una palestra in cui un iscritto non lettore di Cosmopolitan ha pagato più di mille euro per la propria iscrizione, non dimentichiamolo) e pensa che anche voi siate della stessa fatta. Mentre correte, vi parla di possibili comunanze giovanili: ricordate le feste di 18 anni in abito lungo, i cocktail al Circolo Canottieri, le serate in lista al Gilda, le settimane bianche, le estati all’Argentario, la prima fiammante macchina subito dopo la patente? 
...
No che non me lo ricordo. Le feste dei 18 anni dei miei amici si tenevano mediamente in fumose birrerie sulla Gianicolense (e indossavamo tutti camicie quadrettate da boscaiolo in ricordo del gran maestro Kurt Cobain), il Circolo Canottieri ho sempre pensato fosse un luogo paradigmatico, non un posto vero (tipo l'El Dorado), al Gilda una sola volta (celebre resta il mio tentativo di averci provato con lo sguardo con un ragazzo che pensavo ricambiasse, salvo scoprire che stava ammiccando ad una bellissima e benvestita dietro di me –poi dici perché ti metti ad ascoltare Elio per anni-), per la settimana bianca ho dovuto aspettare i primi stipendi (e la prima volta, davanti alla neve, lo stesso stupore di una contadina degli anni '50 che non aveva mai visto il mare), l’Argentario mi è ignoto, la mia prima macchina è stata una Panda rossa non fiammante del 1978. Capite, a questo punto, che reggere la conversazione diventa un’operazione delicatissima. E’ come quella puntata dei Simpson in cui Marge si imbatte in un affascinante Chanel rosa d’occasione. Lo sfoggia ad una festa chic e la sua eleganza le garantisce l’ingresso nella buona società. Ma, per mantenere lo status di eletta, deve parimenti mantenere costante il proprio livello di raffinatezza, condannandosi a passare le notti alla macchina da cucire, intenta nella trasformazione di quel vestito in mille altre modelli. 
Ecco. Voi, a differenza di Marge Simpson, avete solo un’iscrizione dallo sconto rimediato (lui non lo saprà mai) e una borsa con sopra qualche logo infelice. Che fare? 
Io di solito la butto in simpatia: la tattica dell'amicona vi consente di guadagnare tempo. Nelle settimane in cui lui sarà intento a capire se siete disponibili ad uscire o semplicemente siete spiritosissime (grazie amico del Gilda per avermi insegnato a puntare sulla battuta sagace prima ancora che su un naso alla francese), avrete tutto il tempo per rimediare un ottimo trattamento estetico su Groupon e per aspettare le migliori offerte di Zara (che potrete spacciare per acquisti non di Zara. L'ho provato, funziona).
Naturalmente la pantomima non può durare oltre il terzo appuntamento, perchè sarete prontamente scoperte. Ma in fondo, forse, tra un appassionante aneddoto di golf e l'altro, un quarto appuntamento non lo volete nemmeno voi. Giusto? Un minimo d'amor proprio, dannazione.

Il prezioso manuale di Branko (comprato orgogliosamente, questo sì, a prezzo pieno)  parla, per noi amici della Bilancia, di un periodo di stress fisico, accompagnato però da discrete conquiste in amore. 
L'allegoria con il tapis-roulant mi sembra evidente. 
Ok, l'amore intelligente e profondo della mia vita può attendere: corro da Zara.