Il titolo di questo
post affonda le sue radici storiche in una cena dai sapori acremente freudiani.
Tor Pignattara, primi
anni 2000. Reunion del CDA (versione extra- lusso, quella delle amiche del
cuore), dopo mesi e mesi di una latitanza TUTTA MIA.
Appena entrata in casa,
imperiosa scatta (senza alcuna speranza di garantismo) una severa raffica di
domande che, per economia di scrittura, possono tutte riassumersi in un Ma perché diavolo sei sparita in tutti
questi mesi? (annessa alla domanda l’occhiata peculiare di Carrie - Lo sguardo di Satana).
Scelgo di dichiararmi
prigioniera politica e consegnarmi ai poteri forti in onore della verità:
“Perché-mi-sono-frequentata-per-tutti-questi-mesi-con-uno-che-era-fidanzato-e-che-però-mi-aveva-giurato-che-era-solo-questione-di-tempo-e-poi-si-sarebbe-messo-per-sempre-solo-con-me-e-che-mi-trattava-anche-un-po’-male-ma-io-l’avrei-cambiato-e-non-ve-l’ho-voluto-dire-perché-già-sapevo-che-poi-voi-m’avreste-detto-che-ero-‘na poraccia”.
A quel punto dovreste
aspettarvi un moto di commozione dalle vostre socie d’affetto, una levata di
scudi quasi ottusa in vostra incontrastata difesa…
Invece mi è stato
risposto “Hai fatto bene a non dirci
niente Sare’, perché t’avremmo proprio detto che eri ‘na poraccia”.
Posto che le amiche
sono sacre e ancor più sacre sono quelle che ti chiudono all’angolo e ti
prendono a ceffoni se sei stata pessima, ho riflettuto profondamente sulle
nostre ripetute omertà, specie quando siamo consapevoli di averla fatta grossa (primariamente
contro noi stesse: sono questi i casi in cui scopriamo che le nostre alleate
sanno difenderci molto meglio di quanto non sappiamo fare noi).
Quante volte avete
abdicato a voi stesse, vendendo anima e dignità al diavolo pur di ottenere
dimostrazione di apprezzamento dal vostro amato accompagnatore? Io, tante.
Badate bene, la parola
chiave di questa definizione è il participio amato (e non amante), perché
sui vostri sentimenti per lui siamo certe. È sulla possibilità che questo
amore, oltre che ricevuto, sia anche esercitato attivamente, che ci sarebbe da
discutere.
Avete presente quelli
che vi fanno aspettare al freddo e al gelo, che disdicono gli appuntamenti
all’ultimo, che non hanno la minima galanteria verso il prossimo? E avete
presente voi che vi prestate a questo triste spettacolo, con una mancanza di
personalità degna della migliore prima parte di Casa di bambola di Ibsen?
Quelli che vi tengono
in sospeso anche solo per un drink (alle 18 ancora non sapete se la sera uscirete
con lui o con i vostri gatti), oppure che lo disdicono all’ultimo; quelli che vabbè-ma-che-ti-sei-creduta,
quelli che spariscono perché scusa-non-puoi-capire-quanto-ho-avuto-da-fare? Un
festival dello squallore di cui siamo madrine consapevoli.
Ora, di questi
malviventi del cuore noi conosciamo benissimo l’impostura, ma non abbiamo il
coraggio di ammetterlo. Soprattutto con le nostre amiche, che sono specchio
delle nostre brame (leggi: se un giorno non siamo le più belle del reame, ce lo
dicono e ci spiegano perché).
Comunque, un po’ per non
riconoscerlo con voi stesse (perché una cosa detta ad alta voce assume
inevitabilmente una sua dignità ontologica), un po’ perché avete (giustamente)
paura dei cazziatoni pesanti di chi vi ama davvero, tacete la faccenda.
E poiché temiamo che le
nostre anime gemelle ci mettano di fronte a tutta la nostra dabbenaggine,
consegnandoci ad una spirale di disistima, mentiamo. Spudoratamente.
Così:
*“Non mi ha
accompagnata a casa nel cuore della notte” diventa = mi andava di fare due passi e sono tornata per conto mio.
*Cercare di farsi
invitare a tutti i costi ad una festa dove c’è la remota possibilità che lui
partecipi diventa= probabilmente ci
vedremo questo sabato.
*Scrivergli lunghissime
email con Arisa di sottofondo (I-tunes vi segnala che nell’ultimo mese avete
ascoltato L’amore è un’altra cosa ben
96 volte) mentre lui al massimo vi invia notifica di lettura diventa= tutto sommato siamo rimasti in buoni
rapporti.
*Nella sua libreria il
volume di maggior pregio è Storia critica
del calcio italiano di Gianni Brera (volume cui va tutto il mio rispetto,
purché non campeggi solitario in una libreria caecorum) diventa= Il fatto è che lui lavora tantissimo e non
ha molto tempo per leggere.
*Richiamarlo con una
scusa (lungamente cercata) dopo che avevate giurato tronfie che non lo avreste
mai più sentito diventa = Che poi pensa che
si era dimenticato una cosa a casa mia e mi è toccato pure avvisarlo! Guarda,
giusto perché sono una signora.
In pratica, quelli che
alle scuole medie sono “i piccoli problemi di cuore” che tanto cantava Cristina
D’Avena, ora diventano veri e propri piccoli (piccoli?) problemi di dignità.
A questo punto, il mio appello è il seguente: Liberiamoci dalla
dipendenza dagli addominali con il vuoto intorno, dal me-lo-tengo-stretto-a-tutti-i-costi-perché-tanto-uno-così-quando-mi-ricapita.
Gli addominali li abbiamo tutti (se non sulla pancia, certamente nel cervello).
Lui è sposato, è
anaffettivo, ha letto in vita soltanto il libretto della sua macchina, è un
gradasso?
Per esperienza (sì, ho
raccolto nel mio percorso di disistima ognuna di queste categorie. E oggi, per la
stessa esperienza, posso dire con convinzione che l’eccesso di democrazia
uccide lo Stato), mi sento di affermare che, se non è in grado di
provare affetto, non imparerà oggi. La Candy Candy che alberga in ognuna di noi
è fermamente convinta che l’amore possa trionfare, ma se lui è incapace di
amare, lo è spesso per ragioni profonde. Oppure semplicemente perché è uno
stronzo.
Alla seconda condizione
non v’è rimedio alcuno. Alla prima, nemmeno. A meno che voi non disponiate di
una Delorean e torniate indietro nel tempo, fino a quella prima infanzia in cui
neanche il suo psicanalista è riuscito ad arrivare con l’ipnosi.
Sappiamo benissimo che tutte
queste circostanze incresciose non faranno che alimentare il nostro DDA
(deficit di autostima): nonostante ciò, procediamo imperterrite, sperando sia
la volta buona di una redenzione.
Il saggio Guccini ci ha
insegnato che uno dei più grandi peccati che possano commettersi è il creder
speciale una storia normale.
In questa riflessione è
condensata la ratio profonda di tutte
le nostre poveracciate: dare sempre una seconda opportunità, in un
atteggiamento misto di remissività indecorosa (non potrò mai meritarmi di
meglio) ed arroganza dell’ultim’ora (io ti cambierò: hai fatto soffrire tutte,
ma con me sarà diverso). Ok, no. Non sarà affatto diverso. È il contrario delle
Beatitudini evangeliche: non c’è nessun ultimo che diventerà primo. Gli anaffettivi
resteranno tali/ gli sposati non si separeranno mai (primariamente dalle
proprie piccole abitudini, secondariamente dalle loro mogli)/ i carrieristi
faranno carriera/ gli edipici continueranno a venerare le proprie madri/ i nerd
ameranno i loro download più di voi stesse e dei vostri ciambelloni fatti in
casa/ degli artisti continuerete ad essere continue spettatrici (anche una
volta assurte allo status di
fidanzate)/ quelli che non vi hanno mai chiesto “E tu?” continueranno a parlarsi
addosso. Non v’è scampo.
Se c’è una cosa che ho
imparato dal mio principale mentore, il dottor House, oltre che a diagnosticare
il Lupus, è che l’intelligenza e l’autostima sono la più grande forma di fascino
con cui ammaliare il prossimo (d’accordo, ci sarebbe il piccolo particolare
della tossicodipendenza da Vicodin. Ma quale debolezza maschile non è
affascinante per una donna?). Dunque mi impegno con questo documento scritto a
non scadere nell’abdicazione, a non trascorrere il pomeriggio in luoghi in cui
il cellulare abbia cento tacche (non sia mai lui avesse voglia di mandarmi una
emoticon a cuore su whatsapp proprio mentre sono al cinema), a non rimanere
compulsivamente online ovunque, per
poter poi esclamare a lui (sorvegliato silenziosamente da ore), non appena si connette:
“Dai, anche tu ti sei collegato in
questo preciso istante?”.
Per la fine del mese, amici
della bilancia, l’informatizzatissimo Branko ci parla di delicatezza di salute.
Semmai dovessimo sentirci poco bene, speriamo non sia Lupus (ma comunque non è mai Lupus,
tranquilli).
bisognerebbe riguardarsi ogni tanto quel filmetto intitolato la verità è che non gli piaci abbastanza
RispondiEliminaalla larga dai killer e dai vampiri sentimentali