martedì 9 ottobre 2012

Matrimoni non miei/1. Fin qui tutto (abbastanza) bene.



Se Dio vuole, è arrivato l’autunno. E, con esso, la fine del periodus horribilis di ogni single disordinato e irrisolto che si rispetti: la stagione dei matrimoni degli amici.
Intendiamoci: non odio la scelta giuridica d’amore in se stessa (per quanto spesso valuti che la mia amica sposa –bellissima ed intelligente, come praticamente la totalità delle mie amiche – avrebbe potuto accompagnarsi ad un uomo più brillante e simpatico e non capisco proprio cosa ci trovi in questo sconosciuto medioman che per giunta non ride alle mie battute. Stai in guardia, ragazzo), né odio il matrimonio in quanto istituzione, che anzi ritengo un diritto ancora nelle possibilità di troppo pochi.
Diciamo che il mio brivido lungo la schiena è dato dai problemi di preparazione e di gestione dell’evento, in termini di eleganza, decoro e successo tra i convitati.
Pur segnando la data sull’agenda, mi ritrovo puntualmente ad essere sorpresa dall’arrivo delle nozze, con un candore e un’ingenuità degni del migliore scemo del villaggio (“Ma come, non s’era detto che avevate prenotato la data con un botto d’anticipo?” “Sì Sarè, però lo dicevamo un anno fa”. Ecco, infatti).
Quindi eccomi a meno di una settimana dalla cerimonia ancora sprovvista del giusto abbigliamento per l’evento. Gran parte dei vestiti che ho (se escludiamo le improponibili mise da Priscilla regina del deserto che utilizzo nei miei primi appuntamenti) sono già stati utilizzati in matrimoni precedenti, in cui non è inusuale che il ricco parterre di invitati sia composto dalle stesse persone.
Dunque, tutti i vestiti già usati sono bruciati, perché fotografati. Inutile sperare che siano passati inosservati: è noto che i colori matrimoniali lasciano sempre il segno nel buon gusto e nella sensibilità di ognuno: quel lilla, quel verde acqua, quel rosso inquietudine - parliamoci chiaro – non esistono in natura (dove “natura” sta per lavoro- famiglia- amici- aperitivo- teatro- passeggiata domenicale- concerto- chiacchiere sul divano- sagra della polenta. Ergo: non li metterete MAI PIU’. Tantomeno, è evidente, potrete farlo al matrimonio successivo).
La restante parte del mio armadio è composta da vestiti che possono essere indossati soltanto dopo una diligente “dieta della dott.ssa Garofalo” (un autoregime alimentare disconosciuto da qualunque associazione di nutrizionisti: niente condito con il niente. Un caffè di tanto in tanto per non svenire e un bicchiere d’acqua gassata qui e là per dare il giusto brio alla vostra giornata da dismorfofobiche).
Però io sto andando ad un matrimonio, dannazione: non ho alcuna intenzione di rinunciare a quelle scaglie di parmigiano e a quei tondi di mozzarella di bufala che di nascosto arrotolerò nel patanegra mentre faccio la fila per conquistare il mio cartoccio di fritti. Giammai.
Come al solito, finirò con un abito comprato al volo e troppo a ridosso della cerimonia per essere debitamente modificato.
All’ultimo matrimonio a cui ho partecipato indossavo un vestito decisamente troppo corto per la Romana Chiesa (mentre lo schiacciavo in fretta e furia per farlo entrare nel bauletto dopo l'acquisto, devo ammetterlo, non ho posto la giusta attenzione alla questione). Così, per evitare di sembrare una sfigata aspirante cheerleader adolescente alla Glee, su quei banchi della navata laterale, ho dovuto tenere sulle gambe le borse di tutti. Che tristezza.

Comunque, ovviamente, tra mille indecisioni, il tempo passa inesorabile. Fino alla mattina incriminata.

Faccio una doccia che non riesce ad essere rapida come vorrei (ma, voglio dire, una volta che sotto l’acqua scrosciante cominci a cantare Stairway to heaven, non puoi interromperti a metà. Il fatto che i Led Zeppelin abbiano composto canzoni da 11 minuti non è una tua responsabilità) e comincio ad essere in ritardo anche secondo l’orario di Greenwich.
Si rompono ben due paia di calze, consecutivamente. Tanto per ricordarmi che non ho la manualità leggera di Grace Kelly. Lo smalto grida ai quattro venti la sua sciatteria (avere il tempo per una corretta asciugatura è fondamentale): anche stavolta, quindi, sul fronte mani sarò una degna emula di Cristiane F dei Ragazzi dello Zoo di Berlino.
I capelli, fonati in fretta e furia, reagiscono poco e male alla piastra. Ed è subito effetto Maga Magò.
Mi sono svegliata con due ore di anticipo e guarda tu se riesco ad arrivare tardi anche stavolta (però, scusate, per una volta che passano una puntata di American Dad che non ho visto, avrò il diritto di vederla tutta? Sono occasioni rare come l’avvistamento della cometa di Halley).
Per ottimizzare il mio cafonissimo ritardo, chiamo a raccolta tutte le mie virtù di saggezza e di temperanza (NOTA: quelle che io chiamo “le mie virtù” sono in realtà le ragazze del mio immaginario circle of friends. Un circolo che va arricchendosi negli anni di donne sempre simpatiche e affascinanti, che con la loro personalità mi consigliano sui più difformi aspetti della vita.
Di tale schizofrenico consesso fanno parte, al momento: 1) Sofia Coppola, per la sua intelligenza raffinata; 2) la cantante Elisa, che con la sua timidezza poetica mi ricorda quando è il caso di tacere; 3) Tyra Banks, per i consigli sulle pose finto spontanee da tenere durante la cerimonia, nel caso in cui gli sposi avessero assoldato un pericolosissimo “autore di reportage” -che con la scusa di non essere invadente, avrà la capacità di fotografarvi sempre nel vostro lato peggiore o nell’atto del rivestimento suino dei vostri bocconcini di bufala-; 4) Clio di Clio Make Up, che giustifica i miei trucchi sparsi in borsa e la mia ansia da ritocco in qualunque bagno disponibile; 5) Lady Gaga, per prendere la vita con la giusta grinta autoreferenziale; 6) Virginia Raffaele, per buttarla sul ridere, comunque vada; 7) Alda Merini, per ricordarmi che devo essere sempre fiera di me stessa, anche se gli altri sembrano non esserlo).

Se la cerimonia è all’interno del GRA, prendo il motorino (mi metto sempre nella condizione di non fare in tempo con la macchina), riproponendo le classiche fattezze dell’animale mitologico metropolitano “metà invitata ad un matrimonio –fino alle ginocchia - /metà ragazzetta Adidas della consegna della pizza (le scarpe con 12 centimetri di tacco sono nel bauletto. Cercherò di cambiarle lontano da occhi indiscreti, anche se vi anticipo che la cosa non mi riesce MAI. Mi sgamano sempre tutti e io sono costretta ad utilizzare un fasullissimo parallelo con le abitanti di New York, che vanno in giro con le scarpe di ricambio –cioè, io ne ho viste un paio una volta sulla metropolitana di quella città, non so se la questione costituisca una regola. Ma tanto, quando sarò derisa e contraddetta, sarà perché i miei interlocutori di oggi si troveranno ormai a New York. E non credo con me-)”.

Finalmente arrivo (benedetto sia Google Maps sull’I-phone). Giusto un attimo prima dell’entrata della sposa.
La mia amica compare vestita di bianco. Fichissima. Mi sorride, e raccoglie in uno sguardo tutta la nostra amicizia. Lei è radiosa. Lui, un signore. La cerimonia, emozionante. Chiudo a chiave nello scantinato Lorella Zanardo (ci sarà tempo per slegarla) e mi godo il mio momento di commozione neanche fossi una vecchia zia. E poi è sempre poetico piangere per le cose belle (e raro: l’ultima volta mi è capitato a 14 anni, quando i ragazzi de L’attimo fuggente, in un momento di esaltazione della loro dignità, saltano sui banchi e gridano “O capitano, mio capitano”. Figuratevi voi).

Dunque, fin qui, tutto bene.
E’ dal lancio del riso in poi che non potrete più sottrarvi alla sovrastruttura nuziale.
Ma questa è un’altra storia. Che non mancherò di raccontare.

Per il mese di ottobre, il nostro non sposato Branko (lo ammetto, ho perso tempo su Google a controllare lo stato civile di uno che ha fatto i soldi con l’oroscopo) parla di una serie di grandi successi relazionali per gli amici della bilancia.
Se mai troverò nelle prossime settimane un uomo disposto a chiedermi la mano, spero almeno di avere le unghie a posto.

2 commenti:

  1. ahahahah Saretta sei una forza, se ti può consolare quando mi toccava mettermi le calze i miei figli facevano le scommesse su quante ne avrei rotte prima di riuscire a infilarne un paio, tralasciando il fatto che sicuramente le avrei rotte nel tragitto casa-ufficio, hai fatto caso che se non ne hai un paio di riserva sicuramente ti si sifleranno???

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  2. Sarita troppo vere le tue parole!!!!! Ahahahah la tua amica sposata, ma non con un "signore" che non ride alle tue battute (x fortuna!)...... Gio

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