Se Dio vuole, è
arrivato l’autunno. E, con esso, la fine del periodus
horribilis di ogni single disordinato e irrisolto che si rispetti: la
stagione dei matrimoni degli amici.
Intendiamoci: non odio
la scelta giuridica d’amore in se stessa (per quanto spesso valuti che la mia
amica sposa –bellissima ed intelligente, come praticamente la totalità delle
mie amiche – avrebbe potuto accompagnarsi ad un uomo più brillante e simpatico
e non capisco proprio cosa ci trovi in questo sconosciuto medioman che per giunta non ride alle mie battute. Stai in guardia, ragazzo), né odio il
matrimonio in quanto istituzione, che anzi ritengo un diritto ancora nelle
possibilità di troppo pochi.
Diciamo che il mio
brivido lungo la schiena è dato dai problemi di preparazione e di gestione
dell’evento, in termini di eleganza, decoro e successo tra i convitati.
Pur segnando la data
sull’agenda, mi ritrovo puntualmente ad essere sorpresa dall’arrivo delle nozze,
con un candore e un’ingenuità degni del migliore scemo del villaggio (“Ma come, non s’era detto che avevate
prenotato la data con un botto d’anticipo?” “Sì Sarè, però lo dicevamo un anno fa”. Ecco, infatti).
Quindi eccomi a meno di
una settimana dalla cerimonia ancora sprovvista del giusto abbigliamento per l’evento. Gran parte dei vestiti che ho (se
escludiamo le improponibili mise da
Priscilla regina del deserto che utilizzo nei miei primi appuntamenti) sono già
stati utilizzati in matrimoni precedenti, in cui non è inusuale che il ricco parterre di invitati sia composto dalle
stesse persone.
Dunque, tutti i vestiti
già usati sono bruciati, perché fotografati.
Inutile sperare che siano passati inosservati: è noto che i colori matrimoniali
lasciano sempre il segno nel buon gusto e nella sensibilità di ognuno: quel
lilla, quel verde acqua, quel rosso inquietudine - parliamoci chiaro – non
esistono in natura (dove “natura” sta per lavoro- famiglia- amici- aperitivo-
teatro- passeggiata domenicale- concerto- chiacchiere sul divano- sagra della
polenta. Ergo: non li metterete MAI PIU’. Tantomeno, è evidente, potrete farlo
al matrimonio successivo).
La restante parte del
mio armadio è composta da vestiti che possono essere indossati soltanto dopo
una diligente “dieta della dott.ssa Garofalo” (un autoregime alimentare
disconosciuto da qualunque associazione di nutrizionisti: niente condito con il
niente. Un caffè di tanto in tanto per non svenire e un bicchiere d’acqua
gassata qui e là per dare il giusto brio alla vostra giornata da
dismorfofobiche).
Però io sto andando ad
un matrimonio, dannazione: non ho alcuna intenzione di rinunciare a quelle
scaglie di parmigiano e a quei tondi di mozzarella di bufala che di nascosto
arrotolerò nel patanegra mentre faccio la fila per conquistare il mio cartoccio
di fritti. Giammai.
Come al solito, finirò
con un abito comprato al volo e troppo a ridosso della cerimonia per essere
debitamente modificato.
All’ultimo matrimonio a
cui ho partecipato indossavo un vestito decisamente troppo corto per la Romana
Chiesa (mentre lo schiacciavo in fretta e furia per farlo entrare nel bauletto dopo l'acquisto,
devo ammetterlo, non ho posto la giusta attenzione alla questione). Così, per
evitare di sembrare una sfigata aspirante cheerleader adolescente alla Glee, su quei banchi della navata laterale, ho dovuto tenere sulle
gambe le borse di tutti. Che tristezza.
Comunque, ovviamente,
tra mille indecisioni, il tempo passa inesorabile. Fino alla mattina
incriminata.
Faccio una doccia che
non riesce ad essere rapida come vorrei (ma, voglio dire, una volta che sotto
l’acqua scrosciante cominci a cantare Stairway
to heaven, non puoi interromperti a metà. Il fatto che i Led Zeppelin
abbiano composto canzoni da 11 minuti non è una tua responsabilità) e comincio
ad essere in ritardo anche secondo l’orario di Greenwich.
Si rompono ben due paia
di calze, consecutivamente. Tanto per ricordarmi che non ho la manualità
leggera di Grace Kelly. Lo smalto grida ai quattro venti la sua sciatteria
(avere il tempo per una corretta asciugatura è fondamentale): anche stavolta,
quindi, sul fronte mani sarò una degna emula di Cristiane F dei Ragazzi dello
Zoo di Berlino.
I capelli, fonati in
fretta e furia, reagiscono poco e male alla piastra. Ed è subito effetto Maga
Magò.
Mi sono svegliata con
due ore di anticipo e guarda tu se riesco ad arrivare tardi anche stavolta
(però, scusate, per una volta che passano una puntata di American Dad che non
ho visto, avrò il diritto di vederla tutta? Sono occasioni rare come l’avvistamento
della cometa di Halley).
Per ottimizzare il mio
cafonissimo ritardo, chiamo a raccolta tutte le mie virtù di saggezza e di
temperanza (NOTA: quelle che io chiamo “le
mie virtù” sono in realtà le ragazze del mio immaginario circle of friends. Un circolo che va
arricchendosi negli anni di donne sempre simpatiche e affascinanti, che con la
loro personalità mi consigliano sui più difformi aspetti della vita.
Di tale schizofrenico
consesso fanno parte, al momento: 1) Sofia Coppola, per la sua intelligenza raffinata;
2) la cantante Elisa, che con la sua timidezza poetica mi ricorda quando è il
caso di tacere; 3) Tyra Banks, per i consigli sulle pose finto spontanee da
tenere durante la cerimonia, nel caso in cui gli sposi avessero assoldato un
pericolosissimo “autore di reportage” -che con la scusa di non essere invadente,
avrà la capacità di fotografarvi sempre nel vostro lato peggiore o nell’atto
del rivestimento suino dei vostri bocconcini di bufala-; 4) Clio di Clio Make
Up, che giustifica i miei trucchi sparsi in borsa e la mia ansia da ritocco in
qualunque bagno disponibile; 5) Lady Gaga, per prendere la vita con la giusta
grinta autoreferenziale; 6) Virginia Raffaele, per buttarla sul ridere,
comunque vada; 7) Alda Merini, per ricordarmi che devo essere sempre fiera di
me stessa, anche se gli altri sembrano non esserlo).
Se la cerimonia è all’interno
del GRA, prendo il motorino (mi metto sempre nella condizione di non fare in
tempo con la macchina), riproponendo le classiche fattezze dell’animale
mitologico metropolitano “metà invitata ad un matrimonio –fino alle ginocchia -
/metà ragazzetta Adidas della consegna della pizza (le scarpe con 12 centimetri
di tacco sono nel bauletto. Cercherò di cambiarle lontano da occhi indiscreti,
anche se vi anticipo che la cosa non mi riesce MAI. Mi sgamano sempre tutti e
io sono costretta ad utilizzare un fasullissimo parallelo con le abitanti di
New York, che vanno in giro con le scarpe di ricambio –cioè, io ne ho viste un
paio una volta sulla metropolitana di quella città, non so se la questione
costituisca una regola. Ma tanto, quando sarò derisa e contraddetta, sarà perché
i miei interlocutori di oggi si troveranno ormai a New York. E non credo con
me-)”.
Finalmente arrivo
(benedetto sia Google Maps sull’I-phone). Giusto un attimo prima dell’entrata della
sposa.
La mia amica compare
vestita di bianco. Fichissima. Mi sorride, e raccoglie in uno sguardo tutta la
nostra amicizia. Lei è radiosa. Lui, un signore. La cerimonia, emozionante.
Chiudo a chiave nello scantinato Lorella Zanardo (ci sarà tempo per slegarla) e
mi godo il mio momento di commozione neanche fossi una vecchia zia. E poi è
sempre poetico piangere per le cose belle (e raro: l’ultima volta mi è capitato a
14 anni, quando i ragazzi de L’attimo fuggente,
in un momento di esaltazione della loro dignità, saltano sui banchi e gridano “O
capitano, mio capitano”. Figuratevi voi).
Dunque, fin qui, tutto
bene.
E’ dal lancio del riso
in poi che non potrete più sottrarvi alla sovrastruttura nuziale.
Ma questa è un’altra
storia. Che non mancherò di raccontare.
Per il mese di ottobre,
il nostro non sposato Branko (lo ammetto, ho perso tempo su Google a
controllare lo stato civile di uno che ha fatto i soldi con l’oroscopo) parla
di una serie di grandi successi relazionali per gli amici della
bilancia.
Se mai troverò nelle
prossime settimane un uomo disposto a chiedermi la mano, spero
almeno di avere le unghie a posto.
ahahahah Saretta sei una forza, se ti può consolare quando mi toccava mettermi le calze i miei figli facevano le scommesse su quante ne avrei rotte prima di riuscire a infilarne un paio, tralasciando il fatto che sicuramente le avrei rotte nel tragitto casa-ufficio, hai fatto caso che se non ne hai un paio di riserva sicuramente ti si sifleranno???
RispondiEliminaSarita troppo vere le tue parole!!!!! Ahahahah la tua amica sposata, ma non con un "signore" che non ride alle tue battute (x fortuna!)...... Gio
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