venerdì 22 giugno 2012

Eravamo quattro amiche al tiaso

Ok, faccio coming out: nutro un appassionato amore per tutte le donne e per le mie amiche in particolare. Purtroppo Dio, dopo avermi dato questo dono sororale, pentitosi di tanta magnanimità, mi ha punito con un'eterossualità indubbia. Chiedetelo pure ai miei amici, digitando le parole chiave: modello della pubblicità di Dolce&Gabbana tra i faraglioni - Luis Figo - Rafael Nadal.

Questo legame di genere mi porta a collezionare una serie di approcci sbagliati con gli uomini con cui esco, dei quali difendo a spada tratta -perdendo immediatamente tutto il mio carisma e il mio sintomatico mistero- ex mogli ed ex fidanzate, ogni qual volta che il mio gentile interlocutore si lancia nel pericoloso guado del complimento comparativo ("Come sei divertente! Altro che la mia ex!"): è a questo punto che, di solito, attacco con il mio comizio sulle difficoltà di una donna di conciliare i suoi tempi di vita con quelli di lavoro, che l'emancipazione è un processo ancora lungo e che per certi uomini gli anni Settanta sono passati totalmente inosservati.
E' evidente che non sarò mai più richiamata.

Ma soprattutto, un siffatto sentimento di sorellanza fa sì che nel momento in cui una delle mie amiche mi presenta il suo futuro marito, la mia reazione interiore oscilli con dimestichezza tra una dolce malinconia saffica e una furia erinnica simile a quella di Uma Thurman katanamunita in Kill Bill (entrambi i Voll.).
Alla notizia del matrimonio, quindi, una parte profonda di me sguaina la sacra arma di Hattori Hanzo (che nella vita generalmente riservo a certe difficili mattinate in posta o in banca o al momento della richiesta ferie in ufficio) ed inscena una cruentissima puntata di Grattachecca e Fichetto, in cui sono colta da follia distruttrice. Il mio spirito femminista oltranzista (che il grande ZeroCalcare rappresenterebbe per convenzione con le fattezze di Lorella Zanardo) vorrebbe porre alla mia amica delle sacrosante domande. Per esempio: "Mo' che è 'sta fissa di sposarsi a tutti i costi? Ma noi non siamo quelle che si sono sempre battute per una legislazione seria a tutela delle coppie di fatto? E, soprattutto, chi è questo? Chi lo conosce?".
Quello che gli astanti vedranno, naturalmente, al di fuori della realtà virtuale, sarà un sorriso composto e un "Ma dai! Che bello! E avete già deciso la data?".

Di Saffo (seconda protagonista del mio bifrontismo emotivo), invece, mi sovviene sempre quel frammento in cui racconta di come la sua più preziosa amica abbia trovato un compagno e stia per abbandonare per sempre l'isola di Lesbo. Lei ha un sorriso triste, perchè sa che, da quel momento in poi, un po' la perderà per sempre.
"Chi rimarrà a chiacchierare con me in pigiama fino alle tre di notte? Con chi inventerò un nickname tremendo per andare in chat a scovare i più improbabili utenti? Con chi parlerò di Calvino e di Italo Svevo mentre lo smalto si asciuga?" (Ok, questa non è Saffo, fatta eccezione forse per il pigiama party e lo smalto).
Non credo che lo sconforto di Saffo, nel congendarsi dalle sue nubende, dipendesse esclusivamente da questioni di orientamento sessuale. Secondo me la sua tristezza dipendeva soprattutto dalla  consapevolezza che la magia di Lesbo esiste solo a Lesbo. Che è un po' la metafora poetica di quel territorio di unione femminile in cui ci si capisce soltanto con un movimento di un sopracciglio, in cui presti il tuo vestito alla tua amica, ma poi decidi di regalarglielo perchè sta molto meglio a lei che a te, in cui ho visto una cosa che secondo me era proprio la tua e te l'ho comprata, in cui non ti muovere, arrivo in un attimo, in cui come sarebbe ti ha lasciato? Ma è pazzo? Si mangerà la mani per sempre, in cui si passa con estrema nonchalance da una questione vitale alla posta di Mina su Vanity fair.
Non credo che gli uomini abbiano mai compreso del tutto questa magia potente, preferendo parlare spesso di gelosie al femminile e di fidanzati rubati e di cattiveriette di bassa lega. Mi è sempre sembrata un'interpretazione superfciale, da dilettanti allo sbaraglio. Da esegeti da palcoscenico della Corrida di Corrado, per intenderci.

In tutti i modi, la data del matrimonio della mia amica é arrivata. E io l'ho affrontata, come al mio solito, con una serie imbarazzante di ritardi e di errori d'etichetta, che vi risparmio.
Anzi, sappiate che non ve li risparmierò.

Per questo fine settimana, il non-sposato Branko vaticina "ammirazione per le donne" (lo vedete che lo dicono anche le stelle?) e "uomini corteggiati" . Nessuna pronuncia sulla risposta di questi fantomatici uomini al mio corteggiamento, ma, visto che domani sarò al Gay Pride, non credo che mi lancerò in alcun tentativo.
















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