venerdì 28 marzo 2014

La settimana in bianco. Storia di un insuccesso strepitoso.

All'inizio di marzo sono andata in Trentino con due amici che, compassionevolmente, mi hanno ospitato all'interno della loro vacanza familiare.
Chiariamo subito che non sono affatto una professionista da settimana bianca, anzi: ho visto la neve per la prima volta pochi anni fa, con lo stesso stupore e le stesse ossa doloranti di un contadino degli anni Cinquanta per la prima volta di fronte al mare.
Per amore, sulla soglia dei trent'anni, mi sono appassionata allo snowboard e ai lividi che esso comporta (e al compimento dei trentuno mi era già chiaro quanto la sciolina fosse un bene più durevole di un qualsiasi rapporto contemporaneo). Nonostante la debacle sentimentale, forte di questa consapevolezza, ho ripreso in mano tavola e scarponi, pronta ad affrontare con irragionevole imprudenza una nuova serie di esposizioni al pubblico ludibrio. Quello che non avevo calcolato e che non ricordavo, però, è che la settimana bianca non è affatto un'esperienza di sport all'aria aperta (retto è l'uomo che crede che lo sport possa essere un fine ultimo e non un bieco mezzo), bensì una severa passerella in cui il vostro stile atletico e di outfit saranno costantemente sottoposti a giudizio da gente molto più ricca e più esperta di voi, che osserva le vostre cadute di dignità dall'alto di seggiovie con sedili riscaldati (che a voi saranno precluse perchè dirette verso piste nere che non siete assolutamente capaci di fare).
E' come quando in adolescenza vi siete iscritti in palestra pensando che quella sala fosse un luogo deputato alla ginnastica e non alle relazioni interpersonali, scoprendo amaramente la vostra leggerezza nell'interpretazione il primo giorno di tapis-roulant, davanti allo specchio. Accanto a voi, infatti, correva baldanzoso (nonché capace di mantenere conversazioni lunghe e senza fiatone nonostante una velocità di 10 km/h) uno stupendo ragazzo in tenuta slim fit/dry fit/qualunque cosa fosse un minimo tecnica e fit, con capelli effetto bagnato, braccialetti giusti al polso e un'aria di finta noncuranza.
Sullo sfondo, come se non bastasse, una bellissima ragazza simil acqua e sapone modalità Kasia Smutniak (nota del redattore: una volta, poverissima me, in palestra mi sono ritrovata VERAMENTE vicino a Kasia Smutniak. Ovviamente, appena possibile, non ho rinnovato l'iscrizione).
Voi, invece, indossavate pantoloni grigi di una tuta anni 80 che avrebbe penalizzato anche Tyra Banks (quindi figuriamoci) e una di quelle magliette sformate che non sono state MAI slim fit, nemmeno appena uscite dalla fabbrica. Quelle magliette modello Fruit of the loom bianche con stampata sopra una vera e propria rassegna di antierotismo: dalla pubblicità della Salsamenteria Rossi & figli  a "Marcia della pace di Assisi 1995".
Ecco, sulla neve, due settimane fa, io indossavo il corrispettivo invernale di una sformata Fruit, con l'aggravante di numerosi strati e di protezioni varie e di un tutone blu che mi facevano sembrare un Ghostbuster dei poveri (senza zainetto con aspirapolvere a tubo, però). Un Ghostbuster appena uscito dalla marcia per la pace di Assisi, per darvi un'idea ancor più chiara della tragicità della faccenda.
Mi sono dovuta subito levare dalla testa qualsiasi velleità di conquista: nulla avrei potuto contro una vasta platea di concorrenti dagli accessori coordinati agli scarponi e dal perfetto shatush (il mio, grazie ai miei shampoo del discount, ha ora assunto le sembianze di un antico piatto paglia e fieno). Nessuno strumento contro la loro eleganza nelle piste e la loro abbronzatura gradevole: voglio dire, io ho senso dell'umorismo e sono una discreta battutista, ma, mentre ruzzolate rovinosamente fino a valle, ai bei ragazzi che vi osservano verrà in mente una balla di fieno e non certo David Letterman.
Per cui, a meno di non disporre di abbondanti iniezioni di bombardino capaci di stordire un San Bernardo, sapevo di non avere speranze.
Quello che ho ottenuto, in compenso, è stata un'abbronzatura a panda e dita gonfie da boscaiolo (senza imparare alcuna competenza da boscaiolo, peraltro).

Per il mese di aprile, il certamente sportivo Branko prevede che gli amici della Bilancia avranno il loro primaverile riscatto.  Suppongo che il primo passo verso la vittoria sia quello di fare il cambio di stagione e nascondere quella tuta ghostbuster.
















3 commenti:

  1. sei strepitosa.. ti adoro... e quella tuta era super super sexi...:) era meraviglioso trascinarti per chilometri come un perfetto chauffeur...:)

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  2. ..vorrei che scrivessi più spesso..
    Cl02

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  3. Ti conosco pochissimo, quasi per niente, ma dopo aver letto in poco tempo tutti i post credo che dovresti scrivere seriamente; per il teatro, per la tv o anche per una (ormai?) arcaica forma di produzione letteraria: un libello o comunque una raccolta in versione cartacea.
    (Stra)merito ai tanti capaci di mettere giù aforismi e genialate in un tweet ma scrivere è un'altra cosa ; e tu hai eccezionali capacità.

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